openmamba day

29 giugno 2010

Il 4 luglio dalle 15.00 ci sarà l’openmamba day.
L’openmamba day è un occasione per presentare le ultime novità della distribuzione Linux e per gli utenti di fare quattro chiacchere con gli sviluppatori (sicuramente ci saremo sia io che Silvan – il creatore della distribuzione) e di provarle con mano su delle macchine messe a disposizione.
Le novità sono molto interessanti: rispetto all’ultima versione molte cose sono cambiate sia sotto il cofano che visibili dall’utente: le più eclatanti sono il nuovo server xorg, kernel aggiornato così come moltissime librerie di sistema, il nuovo ambiente kde4 all’ultima versione, openoffice alla versione 3.2.1.4, firefox 3.6.6 e moltissimi altri aggiornamenti (sono state fatte più di 700 aggiornamenti nelle ultime settimane).
Chi ha voglia di provare una distro diversa dalle solite e scoprire cosa la rende unica può passare a trovarci: saremo nel centro commerciale Famila di San Mauro Torinese in Via Aosta 11, ospiti di CompuTel (si trova al primo piano sulla sinistra salendo dallo scalone principale). Vi aspettiamo numerosi…


Un po’ d’Italia nel Open Invention Network

14 Maggio 2010

E’ con grande soddisfazione che annuncio che openmamba GNU/Linux è entrata a far parte del progetto OIN: Open Invention Network.
OIN è una società americana fondata nel 2005 e supportata da aziende del calibro di IBM, NEC, Novell, Philips, Red Hat e Sony, che ha lo
scopo di acquisire brevetti software e consentirne l’uso gratuito ai licenziatari (che ad oggi sono circa 120).
Perchè entrare a far parte di un simile gruppo è importante per chi si occupa di software opensource?
Il problema è che, a differenza dei brevetti tradizionali dove viene protetto un prodotto specifico (bisogna infatti presentare un prototipo per poter ottenere il brevetto), quelli sul software tendono a riguardare solo l’idea del funzionamento dello stesso non il codice necessario per realizzarla: quindi è possibile brevettare un sistema per evidenziare l’avanzamento di un installazione attraverso una barra colorata che si riempe progressivamente, oppure un programma che permetta di disegnare con il mouse sullo schermo e così facendo nessun altro potrà realizzare con nessun linguaggio di programmazione o algoritmo (per quanto magari più innovativo di qtuello pensato dal detentore del brevetto) un programma simile. Gli esempi che ho fatto sono reali: qualcuno ha brevettato queste cose e (se non fossero di proprietà della OIN) nessuno potrebbe realizzare un programma come GIMP o MyPaint, o anche solo una barra di avanzamento.
I pericoli legati ai brevetti sul software sono molto grandi (e alcune società stanno spingendo per far si che venga introdotta anche in
Europa una legge simile a quella Americana). Con i paletti messi dai vari brevetti nessuno avrebbe stimoli ad innovare (o comunque la paura di infrangere un brevetto e di vedersi impegolati in processi costosissimi li toglierebbe a chiunque); inolte la durata di 20 anni del brevetto che nel mondo dell’informatica sono un eternità (basti pensare che nel 1990 si usavano processori 386 con il DOS, Windows era agli albori, Linux non era ancora nato e i PC usati in casa erano pochissimi) frenerebbe ancora di più l’innovazione.
Inoltre nel giro di poco tempo solo le compagnie molto forti economicamente riuscirebbero a depositare brevetti, perchè più brevetti ci sono in un determinato campo più diventa difficile e costoso depositarne di nuovi visti tutti gli studi da fare per evitare di infrangerne altri. Di fatto l’informatica piomberebbe in una sorta di medioevo dove pochi deterrebbero il “potere” di scrivere codice. Da sempre le massime innovazioni e scoperte sono state fatte condividendo e diffondendo la conoscenza non nascondendola dietro a muri legali (immaginate se Galileo non avesse avuto a dsposizione i progetti del cannocchiale di Lippershey, o se Galvani avesse depositato un brevetto sulle sue celle, impedendo di fatto a Volta di realizzare la pila)
Il lavoro svolto da OIN è quindi essenziale per tutelare Linux e consentire lo sviluppo di software open source, agendo da bacino di
raccolta di brevetti per evitare che società senza scrupoli possano intentare delle cause.


La FSF annuncia la giornata contro il DRM

4 Maggio 2010

Day Against DRM
La FSF ha annunciato per oggi la giornata contro il DRM (Digital Rights Management).
Per chi non lo sapesse con DRM si identificano tutte le tecniche adottate dalle major musicali/cinematografiche per impedire la copia o limitare la fruibilità dei contenuti (basti pensare alle zone dei DVD, agli ebook leggibili solo un certo numero di volte, oppure ai Blue Ray che possono essere riprodotti solo su alcuni apparecchi).
La FSF ha da tempo lanciato una campagna contro i DRM, in quanto limiterebbe pesantemente la libertà degli utenti.
Spingere per far togliere i DRM non vuole e non deve essere un incentivo alla pirateria sia ben chiaro, ma nel momento in cui io acquisto un contenuto multimediale devo essere libero di fruirne come più mi aggrada: a me è capitato di acquistare un CD con una compilation per poi scoprire che ne il PC ne l’autoradio erano in grado di riprodurlo, e un mio amico si è trovato un blu ray inusabile perchè ha acquistato – stolto! – delle casse digitali non pienamente compatibili con la protezione AACS.
Il grosso problema è che ormai gli utenti (non tutti per fortuna) sono troppo abituati da un lato a trovare ciò che gli serve sul mulo (o simili) e dall’altro a piegarsi alla volontà di chi eroga i servizi: quando possibile scegliamo musica/film senza DRM, meglio ancora se rilasciati con licenze aperte (nel campo della musica in particolare esistono alternative validissime ai “soliti noti” basta farsi un giro su jamendo o su creativecommons.it per farsi un idea).
Diciamo anche noi basta al DRM!


Incontro sull’open source a Torino

9 aprile 2010

Il 17 Aprile dalle 10.30 a Torino (per la precisione alla biblioteca di Falchera) ci sarà un incontro introduttivo sull’open source.

L’evento è organizzato dalla Torino Linux Task Force di concerto con la Biblioteca di Falchera. Si chiaccherà in modo amichevole di software e cultura in generale cercando di spiegare i vantaggi del mondo open source.

Se siete in zona e volete passare l’ingresso è ovviamente libero.


Torvalds lascia la FSF…

1 aprile 2010

Stamattina stavo spulciando le notizie in rete quando mi è preso un mezzo colpo!

Uno sviluppatore tedesco che collabora da anni con Torvalds  (un tale Fische) ha riportato la notizia per primo sul suo sito (pare comunicatagli da Linus in persona)  secondo cui Mr.Linux  avrebbe maturato l’intenzione di lasciare il suo posto alla FSF per passare in un’azienda privata. E fin qui niente di strano. In effetti le motivazioni paiono molto semplici, la FSF è una buona causa e sicuramente un lavoro stimolante ma gli stipendi non sono così alti, e quindi quando gli è stata fatta un offerta (pare molto allettante) lui ha preso la palla al balzo. La cosa inquietante è che l’azienda si chiama….MICROSOFT!

In effetti aveva già manifestato segnali di apertura verso MS e anche in alcuni discorsi si era dimostrato molto accomodante.

Resta da vedere se Mr.Ballmer gli permetterà di continuare a seguire lo sviluppo del kernel Linux o se nascerà qualche nuovo sistema operativo in casa MS: d’altronde non sarebbe la prima volta di una puntata nel mondo Unix (per chi di voi ha abbastanza anni sulle spalle si ricorderà senza dubbio di Xenix)

Ad ogni modo se volete leggere il post (tradotto in inglese) qui c’è il link al sito


Primi risultati del ballot screen

30 marzo 2010

Da qualche settimana, in Europa, Microsoft è stata obbligata ad inserire un ballot screen per la scelta del browser predefinito. Questo ha portato un immediato calo degli utenti di Internet Explorer (dal 1 al 3% a seconda della nazioni e delle fonti); e come primo effetto collaterale un sacco di siti presentano publicità a tutto schermo che invitano a scaricare IE8 per migliorare la sicurezza, la velocità e la privacy.

Secondo me volevano mandare la publicità giovedì ma gli è partita in anticipo, visto che IE8 ha avuto 9 advisory di sicurezza  di cui 4 ancora aperti (e il più vecchio è del 2007!). Solo per fare un confronto con la concorrenza Firefox 3.6 ha 1 sola advisory, già patchata, e se vogliamo considerare  il 3.5.x ci sono 7 advisory (di cui 1 solo locale) tutte patchate. Opera 10 è a 5 tutte patchate, Google Chrome è 3 tutte patchate. Quindi mettendo assieme i 3 principali rivali si arriva allo stesso numero di advisory, ma la differenza è che i concorrenti sono molto più veloci a tappare le falle.


Un pinguino a Monaco

20 marzo 2010

Tanto tempo fa (informaticamente parlando) la città di Monaco di Baviera aveva annunciato di voler passare a Linux su tutti i desktop e server della sua amministrazione: era il lontano 2003…

Molti siti ne avevano dato notizia con entusiasmo all’epoca, per poi tornare dopo un po’ sull’argomento visto che pareva non essersene fatto nulla portando la cosa come una sconfitta per l’opensource, con gioia da parte dei detrattori più acerrimi o con molta amarezza da parte dei sostenitori.

In realtà il progetto è continuato (e continua tuttora)  infatti a fine del 2009  era già avvenuto il passaggio di 3000 dei 14000 desktop presenti

Ma perchè tutto questo tempo per effettuare il passaggio?

Da un blog di uno dei responsabili del progetto si capisce il perchè. Sintetizzando la cosa il problema più che tecnico era di organizzazione. Il comune di Monaco di Baviera aveva all’avvio del progetto 21 unità informatiche indipendenti, ognuna con il suo capo e con la sua organizzazione, 51 datacenter, 1000 impiegati nel settore IT su 33000 impiegati totali e oltre 300 programmi diversi e spesso ridondanti da riorganizzare. Oltre a questo c’erano differenze di versioni di Windows (21 client diversi), nessun database degli utenti centralizzato, nessun archivio comune, strategie di sicurezza diverse. Chiunque abbia lavorato nell’ambiente informatico sa quanto possa essere difficile far convivere ambienti eterogenei, inoltre dover cambiare le abitudini degli utenti (e peggio ancora quelle dei capi) è sempre un impresa. Quindi trovarsi a dover fronteggiare questa babele non dev’essere stato semplice, oltretutto osteggiati a volte anche dall’interno.  Nonostante tutto ci sono riusciti: nel 2007 un dipartimento era passato a Linux e nel 2008 è stato dato l’ordine di passare almeno il 10% di ogni altro dipartimento a macchine Linux. In 2 anni si è arrivati al 20%. Il progetto inoltre ha permesso di rendere interoperanti le strutture fra di loro e di standardizzare i client Linux in modo da semplificare la manutenzione. Come fa giustamente notare il blogger se avessero dato la libertà di passare alla distro voluta ogni dipartimento, magari ci sarebbe voluto meno tempo per arrivare a questo punto, ma si sarebbe persa la standardizzazione che in una infrastruttura complessa permette sicuramente di ridurre i costi. La strada scelta è stata, secondo me, quella corretta: meglio una migrazione lenta ma che poggi le basi su una solida infrastruttura comune e che permetta uno sviluppo futuro piuttosto che una fatta in fretta e furia ma che non permetta una crescita futura.

Peccato che da noi non ci sia una volontà di andare in quella direzione ma che anzi si continuino a fare accordi che stringono il cappio della non interoperabilità e degli standard proprietari…


Un pc per ogni studente: come è andata a finire?

11 marzo 2010

Vi ricordate di quella notizia che ho riportato a ottobre 2008?

In breve una scuola media della provincia di  Torino  aveva scelto di dare un PC ad ogni studente. Non un PC qualunque ma un un micro-netbook da 7″  che si porta avanti e indietro da casa per continuare lo studio. Iniziativa lodevole, ma su cui avevo sollevato delle perplessità. Innanzi tutto si era scelto Windows come s.o. accompagnato da una sorta di pseudodesktop per imbrigliarlo. Poi c’era il discorso del formato che secondo me non è adatto ad un uso continuato (inoltre è uno striminzito JumpPC della Olidata.)

A distanza di oltre 1 anno cos’è successo? Molto in un certo senso, nulla in altro.

Io avevo proposto l’acquisto di economici PC fissi o di recuperare vecchie macchine magari da aziende e farsi aiutare gratis da LUG e associazioni (nel mio piccolo ho fatto recuperare 20 macchine per un associazione).  Ma mi è stato risposto che quelli sono gratis. Si come no. Gratis! Infatti come volevasi dimostrare finita la prima tranche in omaggio, l’Olidata ha cominciato a farseli pagare e quindi sono finiti i fondi…

Nonostante tutto,e questo è il lato positivo, gli insegnanti coinvolti stanno continuando a battersi per cercare di far funzionare il loro progetto, qui potete trovare i link con tutti i progressi fatti e l’avanzamento dei lavori. Pare che ad ogni modo gli studenti abbiano gradito molto l’iniziativa.

Come al solito da una parte ci sono grandi promessi di aziende e ministeri (raramente mantenute) e dall’altra il duro lavoro di gente (come gli insegnanti coinvolti nel progetto) che si impegna per far funzionare le cose. Che dire in bocca al lupo per riuscire a coinvolgere quante più scuole possibile, anche se continuo a non essere d’accordo con il metodo scelto 😉


uno nessuno o centomila?

6 marzo 2010

Non ho intenzione di darmi alla letteratura qui sul blog, ma ho scelto di scomodare Pirandello per parlare di nuovo di statistiche.

Netstat ha nuovamente pubblicato una statistica in cui dice che Linux oscilla intorno al 1% degli utenti (in pratica non si è mosso negli ultimi 6 anni da li – visto che l’ultima statistica pubblicata da Google lo dava nel 2003-2004 intorno al 1%) e il Mac è intorno al 5%.

Ma se fosse veramente così com’è che Microsoft gli da addosso in questo modo: alla fine l’1% è niente confrontato con il 20% di pirateria delle loro licenze che loro stessi hanno dichiarato. Inoltre com’è che Google per anni ha pubblicato le statistiche dei vari sistemi operativi che raggiungono la sua homepage e dal 2004 non lo fa più, limitandosi a dare statistiche sulle parole più cercate?

Così ho deciso di fare 2 conti anche io. Se escludo dalla cerchia di persone che conosco – o di cui per un motivo o per un altro conosco il sistema operativo usato (tipo quelli che si vedono nei negozi o in altri luoghi pubblici) – tutti quelli che fanno parte dell’ambiente di sviluppo di openmamba e del Linux Day Torino (per non sbilanciare la statistica in modo scorretto), posso valutare in circa 300 computer (e quasi il doppio degli utenti). Se fosse vera la statistica dovrebbero esserci 2-3 al massimo 4 persone che usano Linux. Beh non è così: in realtà sono una ventina quelli che usano Linux in modo continuativo. Questo fa si che la percentuale si assesti intorno al 7%. E  fra quelli che conosco ci sono 15 utenti mac che fa circa il 5%.E attenzione perchè se invece aggiungo le macchine di chi so che usa openmamba per sviluppo o per scelta, e dei ragazzi del Linux Day saliamo a oltre 450 computer con più di 150 con Linux che fa il 30%…

E’ vero che 300-400 macchine sono nulla per una statistica seria, ma perchè i numeri del Mac mi tornano e quelli di Linux no? oltre tutto sto parlando di persone che vivono a centinai di km di distanza, di ragazzi e pensionati, di impiegati, di PC in aziende o in case private. Inoltre le statistiche di navigazione di un paio di siti “generalisti” che ho avuto modo di vedere mi davano più o meno gli stessi numeri: cioè Linux al 6-7%.

La stessa sensazione l’ho avuta al Linux Day dove c’erano centinaia di persone di tutte le estrazioni e di tutte le età: se pensate era una folla per un sistema che all’1% di market share. A conti fatti a Torino e dintorni calcolando circa 1 milione di abitanti totali e vista la media di PC procapite italiana di 50 pc ogni 100 abitanti, danno un potenziale di circa  500.000 PC di cui almeno la metà utilizzati in ambito lavorativo/scolastico e quindi fuori target per il Linux Day. Questo vuole dire 250.000 PC “utili” (distribuiti però in modo non uniforme visto che ci sono molte case con 2-3 PC); un 1% vorrebbe dire comunque 2500 utenti Linux. Con 3 eventi organizzati sul territorio di Torino e con l’affluenza che c’è stata vorrebbe dire che praticamente tutti gli utenti Linux si sono presentati all’evento (cosa che non penso proprio sia successa).

Fate anche voi a fare questa prova: contate i vostri amici che usano Linux e fate un conto su quanti sono sul totale potreste avere delle sorprese.

Ma perchè a qualcuno fa comodo tenere basse le statistiche di Linux?

Secondo me un primo motivo è quello psicologico: se a un utente venisse voglia di provare Linux senza una reale motivazione, il fatto di sapere che è usato da meno del 1% della popolazione piuttosto che dal 10% potrebbe spingerlo in una o nell’altra direzione. Altro motivo: una bella scusa! I produttori di software e hardware accampano sempre come motivazione al loro non supportare Linux  il fatto che praticamente non è usato da nessuno (anche se 80 milioni di persone- che è la stima prudenziale dell’1% – proprio nessuno non sono..). Ma se fossimo veramente quasi il doppio degli utenti mac questa motivazione verrebbe a cadere. E si instaurerebbe un circolo virtuoso: miglior supporto all’hardware e maggior presenza di software porterebbero sempre più gente a sceglierlo.

Alla fine non so se ho ragione oppure no, le mie sono considerazioni peresonali. Ma la sensazione che i conti non tornino c’è sempre…


Microsoft propone una soluzione per il problema botnet

4 marzo 2010

Mi sono imbattuto in una notizia che mi ha portato a guardare il calendario un paio di volte per vedere se per caso non fosse già il primo aprile e non me ne fossi accorto!

Durante la RSA security conference in San Francisco il sig.Scott Charney (che, per chi come il sottoscritto non l’avesse mai sentito nominare, detiene l’altisonante titolo di Microsoft Corporate Vice President for Trustworthy Computing) ha parlato di botnet e virus. Ha delineato uno scenario in cui la Microsoft da sola non può debellare le botnet e i virus, ma occorre la collaborazione dei provider;  facendo l’esempio della sanità in cui si può curare un malato, ma è possibile e più efficace effettuare prevenzione e applicare la quarantena ai pazienti contagiosi in modo da evitare l’espansione della malattia. Un bel esempio e anche una strategia valida. Che però ha un costo, che provider non riescono a sostenere. E qui nasce l’idea brillante: questi costi si possono far pagare al mercato attraverso una tassa!

Semplicemente una mossa geniale: io sviluppo un sistema operativo che è un colabrodo, siccome non riesco a tapparne i buchi in tempi ragionevoli  chiedo ad altri di farlo per me e tutto questo lo faccio pagare a TUTTI gli utilizzatori di internet.

Io ho una controproposta certamente più equa: sono perfettamente d’accordo con l’idea della tassa ma applicata solamente ai prodotti i cui bachi siano sfruttabili per la diffusione di virus/botnet e che non siano stati chiusi in modo tempestivo dalla scoperta (basti pensare che il solo Windows XP tra le 2 versioni home e professional ha 67 falle ancora aperte di cui oltre il 40% gravi contro le 0 ad esempio di Ubuntu – che include centinaia di programmi – nelle varie versioni dal 2007 a oggi  ) . Si otterrebbe sicuramente un vantaggio: chi vuole proprio usare prodotti Microsoft potrebbe continuare a farlo ma contribuirebbe a ridurre i pericoli con il contributo economico, chi invece preferisce passare a prodotti diversi (e più sicuri) contribuirebbe a farlo in modo diretto.